Stadio Olimpico


Lo Stadio Olimpico con una capienza di 73 261 posti è il polo sportivo polifunzionale italiano di Roma. Sorge presso il Foro Italico, alle pendici di Monte Mario, nel settore nordoccidentale della Capitale.
Ideato nel 1927 e originariamente noto come stadio dei Cipressi, nacque su progetto di Enrico Del Debbio per poi essere ripreso nel 1937 da Luigi Moretti e usato come quinta scenica dei giochi del periodo fascista; abbandonato durante la guerra e usato come autoparco dalle truppe alleate, nel 1949 ne fu deciso dal CONI, suo proprietario, il completamento a cura di Annibale Vitellozzi, che lo ultimò nel 1953; all'epoca noto come stadio dei Centomila per via della capienza che si aggirava intorno ai 100 000 posti, fu ribattezzato stadio Olimpico dopo l'assegnazione a Roma dei giochi della XVII Olimpiade del 1960. Ospita fin dall'inaugurazione, avvenuta il 17 maggio 1953, gare di calcio, atletica leggera e, talora, anche di rugby, oltre a eventi extrasportivi come concerti e rappresentazioni sceniche.
Dal 1953, salvo brevissime interruzioni dovuti a lavori di ristrutturazione, ospita gli incontri interni delle due maggiori squadre calcistiche professionistiche della Capitale, la Lazio e la Roma; ospita regolarmente anche riunioni e competizioni ufficiali di atletica leggera come il Golden Gala dal 1980, i campionati europei di atletica leggera del 1974 e quelli mondiali del 1987.
Fin dalla sua apertura, inoltre, ha ospitato, sebbene saltuariamente, anche incontri internazionali di rugby a 15: l'esordio di tale disciplina fu la finale della Coppa Europa 1954 tra Italia e Francia; più recentemente, si segnalano nel 1995 l'incontro tra Italia e il Sudafrica neo campione del mondo e, dal 2012, l'adozione come impianto interno della Nazionale per le gare del torneo rugbistico del Sei Nazioni, scelta inizialmente provvisoria, poi divenuta definitiva dopo l'abbandono da parte della Federazione Italiana Rugby dello stadio Flaminio.

Storia

Prima ancora del varo del piano regolatore generale del 1931, fu prevista nel 1925-26 una variante generale al (all'epoca) vigente piano del 1909 curato da Edmondo Sanjust di Teulada che prevedeva, nell'area compresa tra Villa Madama e il Tevere, un'area adibita a complesso multisportivo.Le direttive impartite a dicembre 1925 al Governatorato di Roma da Benito Mussolini, da tre anni alla guida del governo italiano, infatti, prevedevano che lo sviluppo urbanistico e architettonico della Capitale dovesse prevedere larghi spazi intorno ai monumenti, nuovi e preesistentie ciò implicava sia il ricorso a sventramenti (demolizione di edifici del centro storico con conseguente trasferimento degli abitanti nelle neoistituite borgate ufficiali) che la costruzione di nuovi edifici con funzione monumentale caratterizzati da grandi volumi e da notevoli distacchi.

Nella sua prima forma lo stadio (all'epoca chiamato Stadio dei Cipressi) fu progettato e costruito nell'ambito del più ampio progetto della Città dello Sport chiamata Foro Mussolini (rinominata Foro Italico dopo la guerra).
I lavori iniziarono nel 1927, su progetto dell'architetto Enrico Del Debbio; venne inaugurato nel 1932, parzialmente, sino al primo anello. Non era prevista la realizzazione di opere murarie, ma solo la sistemazione del gigantesco invaso e delle tribune costituite da terrazze erbose a somiglianza di piazza di Siena. Nel 1932, Enrico Del Debbio progettò tre diversi stadi, chiamati dei Centomila, che tuttavia non trovarono attuazione. Rimangono le tavole che illustrano i progetti nei quali lo stadio era addossato da un lato alla collina di Monte Mario (ove erano ricavate le gradinate), dall'altro scendeva verso la parte pianeggiante del Foro.

Lo Stadio Mussolini nel 1941, durante una manifestazione del Patto tripartito, con le gradinate addossate su Monte Mario.

A dicembre del 1950 si riaprì nuovamente il cantiere per il completamento dello stadio. Il progetto fu affidato all'ingegnere Carlo Roccatelli, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che si avvalse dei consigli dell'architetto Cesare Valle anch'egli membro dell'alto consesso ministeriale.
In un primo momento, si pensò di costruire una struttura più complessa di quella effettivamente realizzata, ma la scarsità di fondi e le caratteristiche ambientali della zona indussero a una versione meno ambiziosa. Alla morte di Roccatelli nel 1951, la direzione dei lavori fu affidata all'architetto Annibale Vitellozzi. Si raggiunse così la capienza di circa 100 000 persone in vista dei XVII Giochi olimpici.
La struttura venne inaugurata il 17 maggio 1953 con la partita di calcio Italia-Ungheria e l'arrivo della tappa Napoli-Roma del Giro d'Italia.

Durante i Giochi della XVII Olimpiade del 1960 lo stadio fu la sede delle cerimonie di apertura e di chiusura, e delle competizioni di atletica leggera. Furono eliminati i posti in piedi, con il risultato di portare la capienza effettiva a 65 000 spettatori. In seguito ospitò varie edizioni dei campionati italiani di atletica leggera, i Campionati del mondo di atletica leggera 1987 e tuttora ospita annualmente il meeting del Golden Gala.
La principale caratteristica dell'Olimpico fu la sua sorprendentemente bassa elevazione da terra,a dispetto della sua rilevante capienza, così come erano stati previsti gli stadi da Enrico Del Debbio nel suo progetto del Piano regolatore del Foro Italico. Questo risultato fu ottenuto grazie alla parziale sottoelevazione del terreno di gioco, sfruttando inoltre la forma naturale a conca del terreno attorno ad esso. Grazie a questi accorgimenti l'impianto si integrava perfettamente con l'ambiente circostante, offrendo un impatto visivo gradevole e contenuto. I seggiolini furono inizialmente costruiti in legno, sostituiti in seguito da altri in pietra di colore verde chiaro.
Non era presente una copertura delle gradinate, ad eccezione di una piccola struttura (aggiunta in seguito) che, oltre a coprire una piccola parte della Tribuna Monte Mario, ospitava i giornalisti per le Radiocronache e le sale stampa. L'unica critica mossa negli anni allo stadio fu l'eccessiva lontananza delle curve dal campo di gioco, che penalizzava notevolmente la visione delle partite di calcio, dovuta alla presenza della pista di atletica e alla necessità di ricalcare il perimetro della struttura preesistente.



In vista del campionato del mondo 1990, dei quali l'Olimpico era lo stadio principale, furono previsti radicali interventi di ristrutturazione. A causa dei lavori, durante il campionato 1989-90 le squadre capitoline della Lazio e della Roma giocarono le loro gare interne allo Stadio Flaminio. I lavori furono affidati a un'imponente squadra di progettisti, fra cui lo stesso progettista originario Annibale Vitellozzi, l'architetto Maurizio Clerici, l'ing. Paolo Teresi e l'ing. Antonio Michetti (strutture). Dal 1987 al 1990 il piano di intervento subì numerose modifiche, con la conseguente lievitazione dei costi.
In definitiva, l'impianto fu quasi interamente demolito e ricostruito in cemento armato, ad eccezione della Tribuna Tevere ampliata con l'aggiunta di ulteriori gradinate; le curve furono avvicinate al campo di nove metri. Tutti i settori dello stadio furono integralmente coperti con una copertura in tensostruttura bianca in fibra di vetro spalmata con PTFE prodotta da Montefluos, progettata dallo studio Zucker dopo che un ricorso al T.A.R. del Lazio aveva fatto bocciare la copertura prevista in origine. Furono installati seggiolini senza schienale in plastica azzurra. Due maxischermi, costruiti nel 1987 per i Mondiali di atletica, furono montati all'interno delle curve.

Lo stadio nel 1989, durante la sua ristrutturazione in vista dei Mondiali di calcio dell'anno seguente

Al termine dei lavori la nuova versione dell'Olimpico superò gli 82 922 posti, e fu così il 14º stadio al mondo per numero di posti tra gli stadi usati per il calcio, il 29º fra tutti gli stadi ed il secondo in Italia, di poco dietro allo stadio Meazza di Milano. I lavori di ristrutturazione, pur con il risultato di un impianto indubbiamente imponente e affascinante, non tennero conto dell'impatto sull'ambiente circostante. L'innalzamento delle gradinate e la realizzazione della copertura stravolsero completamente i principi secondo i quali il precedente stadio era stato pensato e costruito.
L'Olimpico ospitò le prime 5 partite dell'Italia nel Mondiale e la finale tra Germania Ovest e Argentina, che consacrò i tedeschi campioni del Mondo. Con la stessa conformazione, il 22 maggio 1996 lo Stadio Olimpico ospitò la finale di Champions League tra Juventus e Ajax, che vide prevalere i bianconeri ai calci di rigore.
Nel 2007 è stato avviato un vasto piano di restyling riguardante l'interno dello stadio, per renderlo conforme alle norme UEFA, in vista della finale di Champions League che si è disputata il 27 maggio 2009. I lavori, conclusi nel 2008, hanno contemplato la messa a norma delle strutture – con miglioramenti per la sicurezza – l'adeguamento di spogliatoi e sala stampa, la sostituzione completa dei sedili, l'installazione di nuovi maxischermi digitali ad alta definizione, l'arretramento delle panchine, la parziale rimozione delle barriere in plexiglas tra gli spalti e il terreno di gioco, e una riduzione dei posti fino alla capienza attuale di 73 261 posti. Al fine di aumentare il comfort degli spettatori una parte dei lavori di ammodernamento dello stadio hanno riguardato l'aumento dei punti di ristoro e l'adeguamento dei servizi igienici.
Questi interventi hanno permesso allo Stadio Olimpico di rientrare nella categoria 4 degli stadi europei.


Informazioni
StatoItalia Italia
UbicazioneViale dello Stadio Olimpico
Foro Italico
I-00135 Roma
Tel. +39 06 36851
Inizio lavori1927
Inaugurazione1953
StrutturaPianta ovale, struttura in cemento armato
CoperturaTotale
Pista d'atleticaa 9 corsie
Costo3 400 000 000 ₤
Ristrutturazione1990
Costi di ricostr.212 000 000 000 ₤
Mat. del terrenoErba
Dim. del terreno105 × 68
Area dell'edificio33 500 m²
ProprietarioCONI
ProgettoEnrico Del Debbio (1927)
Luigi Moretti (1937)
Annibale Vitellozzi (1953)
Annibale Vitellozzi e
Maurizio Clerici (1990)
Prog. strutturaleAngelo Frisa e
Achille Pintonello (1927)
Carlo Roccatelli (1953)
Paolo Teresi e
Antonio Michetti (1990)
Massimo Majowiecki e
Giorgio Caloisi (copertura)
CostruttoreSperoni Costruzioni (1928)
Cogefar (1990)

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